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Tensione fra i platani

 

Sono andato alla mostra del-gruppo-di-Montparnasse-con-una-decina-di-dipinti-anche-di-Modigliani (il titolo, messo così, sarebbe stato troppo lungo, e quindi per comodità e per scadenza del centenario dalla morte l’hanno sintetizzato in Modigliani, ma è un filo ingannevole).

Fra le diverse opere di rilievo ce ne sono alcune, davvero impressionanti, di quel gigante di Chaïm Soutine. In particolare ho trovato pazzesca I platani a Céret, che mi è parsa una delle migliori dimostrazioni di come un soggetto assolutamente banale – un gruppo di alberi e alcune casette in secondo piano – possa trasformarsi in qualcosa di profondamente disperato e sconvolgente. C’è una lotta furibonda fra tonalità rosse e verdi – fra loro complementari e quindi più accese se accostate una all’altra – nell’impasto tipico di Soutine, che in forza della quantità di colore steso trasforma la superficie pittorica in materia plastica, e così la terra si trasfigura quasi in carne viva e ferita.

Soprattutto, nell’opera aleggia un senso di precarietà, di rovina, una vertigine generata da una serie di disequilibri più o meno palesi. Fra quelli più evidenti c’è sicuramente la linea dell’orizzonte, che frana verso l’angolo inferiore destro, trascinando con sé le case e tutto il resto. Accompagnato al senso di lettura occidentale questo effetto risulta ineluttabile. All’orizzonte provano a contrapporsi i tronchi dei platani, che invece si inerpicano con fatica verso la parte alta, sempre a destra; due movimenti contrapposti, di fuga e resistenza.

Ma il disequilibrio più nascosto è quello ottenuto in profondità: gli oggetti ruzzolano lungo la diagonale che scende da sinistra a destra. Kandinsky, che la chiamava diagonale disarmonica, si accorse di una sua proprietà relativa al nostro sistema della percezione visiva: gli oggetti collocati nell’angolo in alto a sinistra sono percepiti più lontani, mentre quelli in basso a destra più vicini all’osservatore. Ma se osserviamo le basi delle case, ci accorgiamo che si allontanano proprio man mano che si va verso destra, in opposizione a quanto percepiamo naturalmente. Da questa contrapposizione si genera un senso di tensione impressionante, che si somma al resto, si sviluppa lungo i tre assi spaziali e ci sbatacchia bene bene, come è opportuno che sia.

Ah, sia chiaro: io adoro Modigliani.

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