Studio di gorilla 5

250,00 

Pietra nera su carta Fabriano, cm 30 X 42.

Questa serie è composta da esercizi che chiunque abbia un po’ di dimestichezza col disegno può fare: si osserva una foto e si riproduce il soggetto con le matite/i pastelli/gli acquerelli/il ferrogallico/la tempera all’uovo e così via.
Sono esercizi, appunto, che se si limitano alla riproduzione non portano ad alcunché.
Il mio insegnante di geometria descrittiva, al liceo, mi disse una cosa che non mi sono più dimenticato: “disegnare è conoscere”. Che magari suona vagamente pomposo, ma corrisponde alla verità. Se si osserva qualcosa con l’intenzione di capirla nelle sue varie parti, l’atto di tradurre in segni, forme e campiture ciò che si sta guardando è un atto di studio e di apprendimento.
In questa fase mi ha dato piacere riappropriarmi di questa pratica, per la quale andrebbe bene qualsiasi cosa: una banana, un lavandino, un paio di jeans, una bitta, una zebra e così via. Lo studio di come funziona il gorilla è stato finalizzato a questo: capire quali siano le sue geometrie, le sue possibilità – anatomiche ed espressive – la sua struttura, per poi arrivare ad abbandonare i riferimenti fotografici e inventarmi pose e situazioni in cui far muovere un gorilla immaginario, senza una ragione o uno scopo precisi, come nel Taccuino dei gorilli.
La bellezza di questo lavoro è che non c’è mai un punto d’arrivo.

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